Whatsapp, Facebook e privacy: there is no spoon


Da settembre 2016 Facebook utilizzerà ufficialmente metadati di Whatsapp per profilarmi. Provo ad oppormi.

Premessa: chi scrive questo blog ha consapevolmente rinunciato, nel 2005 o giù di lì, a una buona parte della propria privacy attivando un account di posta elettronica su Gmail, ben sapendo che i contenuti della mia posta sarebbero stati indicizzati da Google. Sapevo che in pratica si trattava, né più né meno, di sottoscrivere un patto col diavolo. “Ti permetto di ficcare il naso in tutta la mia corrispondenza solo perché il servizio che mi offri è troppo comodo, non ha eguali!”. Davvero, all’epoca Gmail era non uno, ma mille passi avanti ai servizi di mail che in Italia offrivano i vari Tiscali, Libero, Virgilio.

Lo stesso autore del Blog di Andrea Vanni (che bello parlare di sé in terza persona, come Diego Armando Maradona [cit.]) ha per anni condiviso nel cloud (tradotto: ha salvato copie fisiche su PC remoti di società terze, al di fuori del proprio controllo) fotografie e documenti personali e lavorativi, ha partecipato ad attività social su Facebook, Instagram & affini, e potremmo andare avanti per ore.

Un bel giorno di qualche anno fa, a giorni dalle scottanti rivelazioni dell’affaire Snowden, mi dissi che era tempo di differenziare e così ho affidato i contenuti della mia corrispondenza e di molti miei file personali ai russi di Yandex, rendendone (forse) più difficile l’accesso da parte di NSA & soci. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo a FB. Il pluriennale periodo in cui il network di Zuckerberg ha potuto attingere quotidianamente ad informazioni da me direttamente regalategli si è concluso pochi mesi fa, il giorno in cui ho deciso di chiudere il mio account Facebook. Questo non toglie naturalmente che FB stia collezionando dati su di me in diversi modi, ad esempio tramite i cookie che il mio browser raccoglie dai siti che visito.

Paolo Attivissimo, noto divulgatore, debunker e blogger che gode di tutta la stima, proprio oggi ha pubblicato sul suo blog Il Disinformatico un paio di articoli proprio su questo tema. Nel primo riassume le due o tre (o 98) cose che Facebook sa di me. Nel secondo, al quale si riferisce il titolo di questo articolo, Attivissimo analizza e approfondisce un recente annuncio comparso sul blog di Whatsapp, nel quale si comunica agli utenti che presto molte informazioni sul loro uso di Whatsapp saranno trasmesse a Facebook per la profilazione. In definitiva, questo permetterà a Facebook di aumentare i propri introiti offrendo agli inserzionisti informazioni sempre più dettagliate sulle consuetudini e sulle vite delle persone profilate.

Resistance is futile, inutile opporsi. Appare chiaro che le nostre vite sono destinate ad alimentare The Matrix proprio come vaticinato nel cult movie del 1999. Ciononostante, qualcuno – come il sottoscritto – continua imperterrito a perdere tempo in piccole azioni che probabilmente alla lunga si riveleranno pressoché inutili.

Cosa ho fatto oggi e cosa vi consiglio di fare? Quello che suggerisce Paolo, ovvero andare a cioccare nelle impostazioni di Whatsapp per comunicare ufficialmente alla società controllata da Facebook che non desideriamo che i nostri metadati raccolti in Whatsapp finiscano direttamente nei big data di FB. Non sto a riscrivere le istruzioni che Attivissimo ha già descritto in modo chiaro e sintetico. Allego solo, qui di seguito, tre schermate nelle quali si vede come ho disattivato la condivisione delle informazioni nelle impostazioni account di Whatsapp sul mio Windows Phone.

(Il cucchiaio non esiste)